A Gallipoli il Natale inizia il 15 ottobre

In questo giorno è d’obbligo preparare nelle case le “pittule” ed ascoltare la ninna nanna della pastorale gallipolina, che talvolta si può sentire per le vie del centro storico eseguita da piccoli gruppi di giovani musicisti.
E’ evidente dunque che i preparativi per il santo Natale a Gallipoli cominciano abbondantemente prima dell’ Immocalata, giorno che la tradizione vuole far coincidere con l’allestimento dei presepi e dell’albero.

foto di Gabriele Zompì

foto di Gabriele Zompì

In molte case infatti già da sant’Andrea, il 30 novembre, si preparano gli addobbi e sono soprattutto i più piccini, come è giusto che sia, ad essere coinvolti ed affascinati dalla magia e dall’atmosfera di Natale. Negli ultimi anni, complice anche la crisi economica, lo sfarzo e l’eccesso di luci e luminarie, sia pubbliche che private, è stato notevolmente ridimensionato, ridotto all’essenziale. Ma la gioia di decorare porte e finestre con le luci intermittenti dai colori sfavillanti è rimasta.

 

foto di Gabriele Zompì

foto di Gabriele Zompì

Il corso Roma, via principale della città, è stato sempre abbellito sia per volontà dell’amministrazione comunale, sia per quella dell’associazione dei commercianti, a cui sta a cuore un addobbo sobrio ma significativo, che attragga i clienti e li invogli all’acquisto.
Ultimamente anche la città vecchia, che per anni era stata un po’ trascurata sotto questo profilo, ha rivisto la “luce”; infatti luminarie sono state installate su via Antonietta De Pace e su parte delle mura antiche.

Quest’anno le cose dovrebbero andar meglio, visto che anche una parte del corso si sta rifacendo il look. In particolare il piazzale della stazione, viale Bovio, sarà abbellito con delle aiuole e con nuovi spazi verdi che aspiteranno mirti e corbezzoli.Non si conoscono ancora i tempi di questo intervento, ma l’auspicio è che si facciano prima del prossimo Natale appunto.

 

foto di Gabriele Zompì

foto di Gabriele Zompì

Tornando alla tradizione natalizia, non possono mancare sulle tavole i piatti tipici: taraddhi ‘nnasparati, mustaccioli, pitteddhe, porceddhuzzi, e poi pittule, minoscia, calamari e gamberi fritti o arrostiti e tanto altro ancora. Oggi anche la ristorazione pubblica offre ai clienti questi piatti che una volta venivano fatti rigorosamente nelle case da ottime massaie che per ore e ore lavoravano la pasta e infarinavano creando teglie e sfornati e consumando padelle e pentole in quantità.

D’altronde il Natale era anche profumi e sapori di “casa noscia” e le serate, quasi tutte quelle del periodo natalizio, si concludevano con una bella giocata a carte o con una tombolata tra parenti e amici invitati a cena. Oggi la tendenza è quella invece di uscire, di andar fuori a festeggiare, lasciando un po’ da parte il vero spirito del Natale, che vuole invece le famiglie unite e riunite. I tempi cambiano, ma il Natale resta.